libri · Retelling

Retelling ep1 – “Pandora”

Buongiorno a tutti lettori, come state?

Oggi entriamo ufficialmente nel mondo dei retelling con l’ep 1 della nuova rubrica. Curiosi di scoprire il titolo di cui vi parlerò oggi?

TITOLO: Pandora

AUTORE: Susan Stokes-Chapman

TRADUZIONE: Massimo Ortelio

GENERE: Narrativa, suspense, storico

EDITORE: Neri Pozza

DATA DI PUBBLICAZIONE: 27 gennaio 2022

PAGINE: 352 pagine

PREZZO EBOOK: 9,99 euro

PREZZO CARTACEO: 19,00 euro

Link d’acquisto

TRAMA: VI È SEMPRE UNA RAGIONE PER CUI UNA PORTA È CHIUSA.
Londra, 1799. Un tempo rinomato, l’Emporio di Antichità Esotiche dei Blake, racchiuso fra un caffè e la bottega di un merciaio, ha da offrire soltanto opere contraffatte, armature scalcagnate e ninnoli privi di valore da quando è finito nelle mani di Hezekiah Blake dopo la tragica morte di suo fratello Elijah. Stimati archeologi e collezionisti, Elijah Blake e sua moglie Helen sono rimasti uccisi dal crollo di uno scavo in Grecia. L’incidente ha lasciato illesa Pandora, la figlia della illustre coppia, ma ha determinato la sciatta decadenza dell’Emporio, rapidamente divenuto una bottega di polverose cianfrusaglie nelle mani sbagliate di Hezekiah. Gli anni sono passati e Pandora, detta Dora, è ora una giovane donna che sogna di diventare un’artista orafa. Un sogno che lei coltiva con caparbietà mentre trascorre le sue ore nell’Emporio in cui l’inettitudine e l’oscura attività dello zio trascinano sempre più il nome dei Blake nell’infamia e nell’oblio. Un giorno, di ritorno al negozio, una scena spaventosa si schiude davanti agli occhi della ragazza: di fronte all’Emporio giace, ribaltato, un carro. Il cavallo, sdraiato sul fianco, sembra illeso, Hezekiah, invece, è intrappolato sotto l’animale. Attorno a lui tre uomini malvestiti, con il terrore negli occhi e l’odore salmastro dei marinai addosso, armeggiano e imprecano alla scalogna mentre fissano una cassa incrostata di molluschi rimbalzata sul selciato. Nei giorni successivi Hezekiah, malconcio e sospettoso, chiude la cassa a chiave nello scantinato e vieta alla nipote di accedervi. Che cosa c’è in quella cassa? Perché Hezekiah è impallidito quando la nipote glielo ha domandato? E per quale motivo ordina a chiunque di non mettere piede nello scantinato?
Incapace di tenere a freno la curiosità, Dora si avventura nello stanzino buio e umido per imbattersi in qualcosa che cambierà per sempre la sua vita. Ambientato nella Londra georgiana, in cui splende l’astro del neoclassicismo e si diffonde l’irresistibile attrazione per il mondo antico, Pandora è un avvincente mystery tradotto in numerosi paesi e acclamato dai lettori, catturati da una scrittura capace di ricreare in ogni dettaglio lo spirito di un’epoca affascinante e di una storia d’amore e di inganni, di segreti e speranze.

Il mito di Pandora: tutti noi lo conosciamo in una o più versioni, anche se spesso l’unica cosa che si ricorda è che Pandora, la prima donna creata da Zeus, portò alla rovina dell’umanità dopo aver aperto il vaso che il Re degli dèi le aveva affidato, proprio con l’avvertenza di non aprirlo mai; eppure, si sa, le donne sono deboli e Pandora, divorata dalla curiosità di conoscerne il contenuto, non ha resistito e ha aperto il vaso, scatenando nel mondo i mali che esso conteneva e lasciandovi all’interno solo la speranza.

In realtà, dietro la storia del vaso di Pandora c’è tanto altro: il mito racconta che nei tempi antichi, prima delle guerre e dei conflitti, gli dèi e i mortali vivevano in pace, si sedevano alla stessa tavola e interagivano direttamente gli uni con gli altri.
In questi tempi e luoghi nacque Prometeo, “colui che riflette prima”, un titano molto diverso dai suoi fratelli perché giusto, compassionevole e vedeva del buono negli esseri umani. Sapeva che il loro destino non era solo quello di servire e adorare gli dèi dell’Olimpo, così Prometeo decise di fare loro un dono: rubò il fuoco a Zeus e lo donò agli uomini, facendoli così uscire dallo stato di uomini primitivi.
Il padre degli dèi, adirato per il tradimento di Prometeo, lo punì incatenandolo a una roccia e inviando, ogni giorno, un’aquila a mangiargli il fegato, che ogni notte ricresceva. Il significato di tale condanna era chiaro: nessuno, divinità o mortale, poteva sfidare il re degli dèi e restare impunito.
A cadere sotto il castigo divino, però, furono anche gli uomini: Zeus incaricò suo figlio Efesto di creare una donna talmente bella da incantare chiunque, e invitò tutti gli dèi a omaggiare la fanciulla con un dono. Coraggio, bellezza, attitudini ai lavori femminili, furono solo alcuni degli omaggi che vennero elargiti alla fanciulla, che prese il nome di Pandora “colei che ha tutti i doni”. Zeus fu l’ultimo a omaggiarla donandole un vaso incredibilmente bello e dalla sublime manifattura. Il dono, però, comprendeva un’avvertenza: Pandora sarebbe stata la custode del vaso ma non avrebbe mai dovuto aprirlo. 
Inviata nel regno dei mortali, Pandora custodì il vaso con attenzione e mai contravvenne all’ordine di Zeus, fino a quando conobbe Epimèteo “colui che non prevede”, il fratello di Prometeo. Il titano si invaghì a tal punto di Pandora da volerla sposare subito. Prometeo, che conosceva la scaltrezza e la ferocia di Zeus, cercò di dissuadere il fratello dal suo intento, ma Epimèteo era accecato dall’amore e decise di sposare comunque Pandora.
Giunto il momento di aprire i numerosi regali di nozze, Pandora non seppe resistere alla curiosità di scoprire cosa il vaso affidatole da Zeus contenesse. Nel momento in cui svitò il tappo e aprì il vaso tutti i mali che esso conteneva vennero liberati, disperdendosi nel regno mortale. Fu così che iniziarono i conflitti, le guerre, i pensieri nocivi e le malattie, la morte e gli inganni, la miseria e la violenza. Il mondo mortale, ormai, non era più lo stesso.
L’ultima a uscire dal vaso fu la speranza, l’eterna compagna del lungo e incredibile viaggio chiamato vita.
Durante tale viaggio i pericoli non mancheranno, la fatica e la disperazione cercheranno di prendere il sopravvento, ma la speranza rimarrà sempre e sarà lei che, quando le difficoltà diventeranno predominanti, ci aiuterà a proseguire e a sperare in un futuro migliore.

Ecco qui il mito del vaso di Pandora. Ora, giustamente, starete pensando “bene Letizia, ci hai fatto questo lungo racconto, ma non dovevi parlarci di retelling?”. Avete ragione, ora parliamo di retelling. Andando in libreria o sul vostro e-Commerce preferito troverete diversi libri che riguardano il personaggio di Pandora, ma si tratta di volumi che ripropongono il mito originale, analizzandolo da diversi punti di vista.

Invece, il romanzo “Pandora” di Susan Stokes-Chapman (Neri Pozza, 2022) è il primo che riscrive il mito di Pandora in chiave moderna e super emozionante.

La protagonista del romanzo è Pandora, chiamata anche Dora, una giovane donna che, dopo la prematura scomparsa dei genitori, vive con lo zio Hezekiah, proprietario di un negozio di antiquariato in pessime condizioni. La scomparsa dei genitori ha lasciato Dora preda di dubbi e domande senza risposta: chi è lei davvero? Chi e perchè ha ucciso di suoi genitori? Il più grande sogno di Dora è di diventare un’artista orafa e riportare il negozio di antiquariato dei genitori ai suoi antichi fasti.
Quando un misterioso vaso arriva al negozio di suo zio, il destino di Dora cambierà per sempre perchè dietro le incredibili figure nere dipinte sulla terracotta, si nascondono misteri, segreti e verità celate che forse Dora non è ancora pronta ad accettare.

Già a un primo sguardo si potrebbe dire che non ci sia molto del “vero” mito di Pandora in questo romanzo.
Susan Stokes-Chapman non rielabora il mito del vaso di Pandora concentrandosi sul vaso, ma analizza la vita della giovane Pandora. Prende una giovane donna, creata dal destino e desiderosa di scoprire il mondo, e la trasforma in un’eroina in grado di superare le proprie paure per raggiungere i suoi sogni. Anche il vaso, simbolo eterno di sventura, è oggetto di retelling perchè sarà uno degli elementi che determineranno il cambiamento nella vita di Dora; sarà il vaso che la porterà a liberarsi delle sue catene, riscoprire la sua forza interiore e diventare ciò che ha sempre voluto essere: una donna libera.

 

A far da sfondo alla vicenda troviamo la Londra georgiana di fine Ottocento, con i suoi costumi, ambientazioni, lo sfarzo e i bassifondi, dove la realtà e il soprannaturale si confondono. Molti retelling sono ambientati in epoche, mondi oppure universi diversi da quelli delle storie originali, ma mai avrei pensato di leggere la rivisitazione di un mito greco, ambientato nell’Inghilterra dell’epoca Regency. Questa scelta denota anche la grande professionalità dell’autrice che, pur essendo al suo romanzo d’esordio, dimostra una grande dedizione alla ricerca storica. Infatti, è proprio in questo periodo storico che l’Europa – e in particolar modo l’Inghilterra – riscoprivano l’arte antica grazie alle diverse campagne di scavo condotte in diversi Paesi del Mediterraneo e dell’Egeo; inoltre risale proprio al 1798 il naufragio dell’HMS Colossus, un vascello che trasportava la preziosa collezione di reperti archeologici greci appartenenti al diplomatico inglese William Hamilton, ambasciatore presso il Rgno di Napoli. Tale evento, come la stessa autrice ha rivelato, è stato di ispirazione per la scrittura del romanzo.

 

Altro elemento incredibile è dato dal bilanciamento tra realtà e finzione. Le storie della mitologia sono nate per cercare di dare delle spiegazioni ai fenomeni della natura; oggi sappiamo che ogni evento – dai cambiamenti meteo, ai terremoti e altri cataclismi naturali, dalle malattie alla morte – può essere scientificamente spiegato, ma nei tempi antichi spiegazioni a tali eventi venivano sempre ricercate in un’origine divina.

Nel romanzo “Pandora” l’autrice fornisce sempre una doppia lettura per ogni evento: il naufragio della nave che trasporta il vaso è da attribuire a un errore umano di navigazione o all’ira divina? La morte dei marinai che hanno recuperato l’antico reperto è da attribuirsi a una maledizione divina o a una infezione incapace di essere curata, in particolar modo in un’epoca, come quella Georgiana, e in una città sudicia, come Londra, dove non esistevano adeguate conoscenze mediche? La circostanza per la quale a una soirée dell’alta società molti degli ospiti si sentano male può derivare dai mali contenuti nel vaso oppure agli animali presenti in sala, liberi di scorrazzare in giro a toccare e sgranocchiare il cibo che poi i commensali consumano? Anche l’incontro tra Dora ed Edward, un giovane che desidera entrare a far parte della Società degli Antiquari, viene scatenato da un evento del tutto occasionale, oppure dietro gli occhi azzurri di un misterioso signore anziano si nasconde un intento divino?

Personalmente ho adorato questo equilibrio tra realtà e finzione, tra scienza e sovrannaturale perché anche io, molto spesso, ricerco una spiegazione non scientifica a molti degli eventi a cui assisto.
In “Pandora” la decisione finale sulla spiegazione degli eventi viene lasciata al lettore: talvolta sembra che il sovrannaturale prenda il sopravvento, ma dalla seconda metà del romanzo in poi si presenta al lettore un vero e proprio mistero da risolvere: Dora ed Edward scopriranno le origini del vaso maledetto e la verità dietro la morte dei genitori di Pandora.

La bravura dell’autrice nel riscrivere il mito di Pandora risiede nel modernizzare diversi elementi del mito: la figura di Pandora, che da donna vittima del destino diviene eroina di sé stessa e artefice del proprio destino; il vaso da oggetto nefasto e causa dei mali del mondo, diviene strumento per la rivalsa personale della protagonista; lambientazione e la cultura inglese che vengono influenzate dalle credenze e tradizioni greche.

È forse questo il messaggio nascosto nel romanzo? La nostra forza interiore è lì, nascosta e pronta a emergere, sta a noi decidere come e quando manifestarla.

Conoscevate il mito di Pandora?
Conoscete altri retelling sul mito di Pandora?

 

Letizia.

 

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.